Legge 104, puoi usare i permessi e assistere il familiare anche senza rispettare l’orario di lavoro: sentenza Cassazione

Legge 104, puoi usare i permessi e assistere il familiare anche senza rispettare l’orario di lavoro: sentenza Cassazione

Pubblicato il: 21/10/2024

Come è noto, la Legge 104 è stata redatta anche allo scopo di tutelare i lavoratori subordinati, aventi compiti di assistenza (caregiver) a favore di un familiare con disabilità grave. Basti pensare ai permessi retribuiti, i quali possono essere concessi in misura di tre al mese, allo scopo di dare al dipendente la concreta possibilità di accudire l'invalido e occuparsi delle sue esigenze sanitarie.

Una domanda ricorrente è, però, la seguente: il lavoratore beneficiario del permesso legge 104 è obbligato a prestare assistenza proprio nell’orario in cui avrebbe dovuto essere in ufficio o in turno? A chiarirlo sono state varie sentenze, posto che si tratta di argomenti che, con frequenza, accendono dispute giudiziarie tra le parti del contratto di lavoro.

A rilevare primariamente sono le pronunce della Corte di Cassazione; in particolare, nell'ordinanza n. 26514 del 2024, questo giudice ha rimarcato che:

  • il lavoratore subordinato può organizzare l’assistenza al familiare disabile per orari e modalità flessibili, adattandola alle esigenze di cura di quest'ultimo;
  • l’assistenza può essere data anche in momenti della giornata che non coincidono con l'orario di lavoro o di servizio, a condizione, però, che tale accudimento sia effettivo e prevalente.
In giurisprudenza è ormai consolidato l'orientamento per cui il dipendente, che sfrutta il permesso retribuito, ha diritto di modulare con elasticità l’assistenza al familiare, ma sempre avendo come prioritarie le esigenze del disabile.

D'altronde, lo scopo dei permessi retribuiti legge 104 va inteso in senso ampio. Il lavoratore dovrà occuparsi di chi ha acclarati problemi di salute, ma – al contempo – dovrà avere spazio per organizzare al meglio la propria vita privata, conciliando con più facilità gli impegni di caregiver con quelli lavorativi e personali.

Non a caso, i giudici hanno affermato che l’assistenza può includere anche attività indirette, come lo svolgimento di pratiche burocratiche, il ritiro di medicinali, l'acquisto di generi alimentari per il disabile e lo svolgimento di attività domestiche.

Ricapitolando, nell'ambito dei tre giorni mensili di permesso 104 retribuito, il dipendente potrà organizzare la giornata riservando ampie "finestre orarie" alla cura del familiare invalido, ma senza alcun obbligo di parallelismo tra queste ore e quelle in cui avrebbe altrimenti lavorato. Ecco perché non può sorprendere che la Corte di Cassazione abbia stabilito l'assenza di abusi legge 104 nel comportamento del dipendente che, nelle ore dei permessi, svolge anche attività personali, come lo shopping presso attività commerciali.

Nella citata ordinanza n. 26514 di quest'anno, la Cassazione ha così accolto il ricorso di un dipendente che aveva impugnato il licenziamento disciplinare, sottolineando che la legge 104:

  • non dettaglia le modalità e gli orari in cui l'assistenza va prestata,
  • ma anzi ammette la possibilità di frazionamento dell'assistenza nel corso della giornata.
Piuttosto, ciò che rileva ai fini dell'uso legittimo dei permessi 104 è la presenza del nesso di causalità tra il godimento dell'agevolazione e l'effettiva assistenza all'invalido. Concludendo, se da un lato l'attività di accudimento deve essere prevalente nel corso della giornata e l'assenza dal lavoro deve essere funzionale all'assistenza stessa, dall'altro le ore di cura del disabile non debbono per forza coincidere con l’orario di lavoro. E l'attività di cura diretta potrà essere frazionata e distribuita nel corso della giornata.

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